Un racconto di un mio lungo viaggio io ce l'ho.
Anche se è un po' diverso da una vacanza. Ma questo argomento mi ha fatto venire in memoria questa mia "avventura".
se avete pazienza di leggere, eccomi qua:
Era una notte d'estate ed io ero in sella alla mia moto, ma non era un giorno qualsiasi,
stavo correndo verso il pronto soccorso e attorno alla gamba avevo stretto una maglietta
a causa di un taglio, che necessitava di punti.
In quei lunghi attimi ho amato ancora di più questa moto, in quel momento era la mia salvezza,
Ma non per quella ferita, anch'essa era stata la mia salvezza..
Per spiegarlo meglio devo tornare un po' indietro.
Il giorno precedente a causa di un violento scontro di convivenza sfociato nella violenza fisica, presi le scarpe, le chiavi della moto e uscìì per l'ultima volta dalla porta di quella che era stata casa fino a quel momento.
Annodai una maglietta sopra il ginocchio per fermare il sangue che mi usciva dal ginocchio e salìi in sella, andai al pronto soccorso e sentendomi inseguita, una volta uscita da li andai al primo B&B in zona.
Chiudere la porta di quella stanza dietro le mie spalle è stato come ritrovare tutto il , dopo le 24h più brutte della mia vita.
Avevo con me un cellulare, le chiavi della moto e la moto posteggiata sotto, oltre quello che indossavo e i documenti.
Il mio giubbino in pelle e un paio di pantaloni mimetici macchiati di sangue, ...
e la fasciatura al ginocchio, che i medici fecero leggera dietro mia richiesta perchè dovevo poterla piegare per salire in moto.
Bene, avevo abbastanza autosufficienza per non tornare più in dietro.
E non tornai più indietro...
Mi collegavo all'internet point, nella birreria sotto le stanze, per seguire il mio lavoro.
Poi trovai un anima pi, amico di amici motociclisti che mi offrìi il suo divano fintanto che non trovavo un tetto.
Un giorno mi chiamarono alcuni amici di scampagnate in moto per fare due chiacchere al solito locale e sapere cosa fosse successo.
Andai all'appuntamento che stava ad una 15ina di km dalla mia base..
Si mise a piovere a dirotto e arrivai bagnata zuppa all'appuntamento, ma tanto era estate e mi sarei asciugata strada facendo al ....pensai. E così fu, non avevo altri vestiti con me.
Rimasi tutta la sera sotto casa della persona che mi ospitava aspettando che rientrasse da una cena. Avevo i piedi zuppi e fino all'una di notte a scaldare le scarpe mettendole sul motore che tenevo caldo per non avere freddo.
Andai in Slovenia per qualche giorno, a un motoraduno. La mia casa era la mia moto e tanto valeva spostarsi no?
Poco tempo dopo mi spostai in un B&B a buon prezzo nelle zone di Arcevia.
Rimasi li un mese o più, non ricordo. Avevo recuperato un mio pc portatile che avevo prestato e me lo feci rispedire. Ora potevo collegarmi in rete tramite il cellulare.
Passai quel perido di un mese circa o forse più, viaggiando ogni giorno per le strade tortuose dell'entroterra Marchigiano in compagnia della mia moto in assoluta solitudine. Anche nel B&B non c'era nessuno, c'ero solo io, contornata dal caldo torrido di giorno e le zanzare di notte, che avendo solo me nel raggio di km erano riuscite a togliermi il sonno una notte dopo l'altra.
Cominciai a conoscere a memoria le strade di quei posti, nel silenzio dei tornanti e fra i boschi ampi a perdita d'occhio fra i monti dell'entroterra marchigiano..
Ricordo una notte mentre correvo in superstrada, sentivo gli insetti notturni contro il casco, come la grandine. Dovevo fermarmi a pulire il casco a ogni 10 km altrimenti non vedevo più nulla.
Le sfumature della mattina, e quelle della sera.. il silenzio delle soste a motore spento e il ticchettio del motore caldo..
La fontana in pietra dove adoravo fermarmi ad assaporare il fresco dell'acqua e osservare le api che si affollavano a bere.
A volte andavo sulla costa del mare di Senigallia, ...distendevo il mio giubbotto e tutti i miei vestiti sui ciottoli bianchi per coricarmi a prendere il sole.
Non c'era nient'altro.....una pace interiore nel silenzio e nella solitudine più assoluta...
Iniziai anche trovare familiari i volti delle persone che popolavano il paese che sostavano spesso fuori dal bar della piazzetta dove passavo sovente e giravo attorno alla fontana per rientrare nella via dove avevo la mia base. Forse loro credevano io fossi una turista.
Non avevo nulla e nessuno... libera dalle sicurezze degli orari e da un futuro che non mi interessava più oltre di avere un tetto per la notte e la mia moto per spostarmi.
Quando passavo davanti alla casa sulla curva fra i monti, c'era sempre quella signora un po' spettinata, seduta sulla soglia che mi salutava con la mano..
era contenta di vedermi passare ogni giorno e a me riempiva il cuore fargli un sorriso e scambiare quel saluto quotidiano.
Erano solo tre mesi che avevo imparato a guidare la moto.. ma la paura di guidare sicura che fino a poco tempo prima mi aveva limitata, era scomparsa.. avevo conosciuto la paura vera, tutta la mia vita mi era passata davanti davvero in un secondo e in sella alla mia moto, una borsata di vestiti un pc, un telefono, ricominciai la mia vita da li.
2009